19.1 — 14.4 19
- Il disegno politico italiano, Installation view A plus A, 2019
- Il disegno politico italiano, Installation view A plus A, 2019
- Il disegno politico italiano, Installation view A plus A, 2019
- Il disegno politico italiano, Installation view A plus A, 2019
- Il disegno politico italiano, Installation view A plus A, 2019
- Ryts Monet, Das Kapital (serie), 2018
- Rebecca Agnes, La mancanza di empatia fa paura, 2018
- Sivia Mariotti, Cielo Vetrato (Italia), 2019
- Ruth Beraha, Blondi, 2018
- Ruth Beraha, Fiocco di Neve, 2018
- Valentina Furian, Campo, 2018
- Guendalina Cerruti, Still Life, 2017
- Paolo Pretolani, Il Biscotto (Goya), 2018
- Paolo Pretolani, Il Biscotto (Pieter Bruegel il Vecchio), 2018
- Enej Gala, Il vero problema sono gli immigrati, le zanzare, gli asteroidi e tutte le malattie che si portano dietro, 2018
- Barbara de Vivi, disegni dall'archivio, quaderno IX, 2018
- Alvise Bittente, Trittico Poli(t)tico, Red hot ice creampie, 2018
- Alvise Bittente, Trittico Poli(t)tico, Red hot ice creampie, 2018
- g. olmo stuppia, How they arrest the negro, diptych, 14,8 x 10,7 each
- Alberto Tadiello, Babele, 2018
- Alberto Scodro, serie Cammini Veneziani, 2018
19.1 — 14.4 19
Preview sabato 19 gennaio 2019 alle ore 17.00
Artisti
Rebecca Agnes, Paola Angelini, Federico Antonini, Ruth Beraha, Riccardo Beretta, Alvise Bittente, Calori & Maillard, Alice Cattaneo, Lia Cecchin, Guendalina Cerruti, Alessio D’Ellena, Fabio De Meo, Barbara De Vivi, Chiara Enzo, Roberto Fassone, Valentina Furian, Enej Gala, Riccardo Giacconi e Andrea Morbio, Gli Impresari, Marco Gobbi, Gabriele Longega, Iva Lulashi, Beatrice Marchi, Silvia Mariotti, Corinne Mazzoli, Rebecca Moccia, Ryts Monet, Caterina Morigi, Francesco Nordio, Francesco Pozzato, Barbara Prenka, Paolo Pretolani, Anila Rubiku, Alberto Scodro, Miriam Secco, Davide Sgambaro, Matteo Stocco, g. olmo stuppia, Alberto Tadiello, Sulltane Tusha, Lucia Veronesi.
Il corso della storia, così come si presenta sotto il concetto di catastrofe non puó in realtá impegnare il pensatore piú che un caleidoscopio in mano a un bambino, nel quale ad ogni rotazione l’intero ben ordinato rovina verso un ordine nuovo. L’immagine ha una sua fondata, buona correttezza. I concetti dei dominatori sono stati ogni volta gli specchi grazie ai quali è venuta a costituirsi l’immagine di un’”ordine”. Deve essere distrutto il caleidoscopio.
Walter Benjamin, Parco Centrale 1939, in: Sul concetto di storia, a cura di Gianfranco Bonola e Michele Ranchetti, Einaudi, Torino, 1997
La rapidità della mano, la natura a più riprese nervosa del tratto, fanno del disegno la tecnica di illustrazione critica dei graduali – e talvolta irruenti – cambiamenti politici e sociali. Nell’Inghilterra del Settecento William Hogarth raccontò con estremo acume e ironia la società londinese in tutte le sue sfaccettature. Così come Honorè Daumier un secolo dopo analizzò le classi sociali in Francia. Agli inizi del ventesimo secolo Georg Grosz e Otto Dix utilizzarono il disegno come argomentazione politica per una critica sociale. Al pari delle incisioni di Goya, le illustrazioni di Grosz rivelano un’intensa espressività e coscienza politica. Quel che accomuna tutti questi autori è l’uso del disegno come forma di denuncia e di analisi della società a loro contemporanea; come uno strumento artistico capace di esprimere il malessere e la decadenza, così come le differenti possibilità che ogni cambiamento porta con sé.
L’Italia è sempre stata un sismografo molto sensibile ai mutamenti. La storia stessa la presenta come un laboratorio di nuove teorie politico-sociali, come fabbrica di realtà premonitrice. Dagli inizi del Novecento ad oggi è facile cogliere questa sua peculiare caratteristica di pioniera dei nuovi disegni politici e sociali. Nel 2018, dove sui vari fronti si riesaminano e si rileggono gli ultimi quarant’anni, al fine di trasformare, cambiare, o finanche invertire le rotte del capitalismo, della globalizzazione, dell’Europa tutta, che percezione ha l’artista? Guardando alla storia e alla tradizione del disegno, come reagisce la pratica artistica ad ogni sua rotazione, ad ogni crollo e nascita dei nuovi “ordini”, veri o apparenti, e agli specchi che ne formano l’immagine?