Op. Cit.
9.10 — 31.1 21
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Op. Cit.
9.10 — 31.1 21

 

La galleria A plus A ha il piacere di invitarti all’inaugurazione della mostra Op.cit. sabato 9 ottobre 2020 dalle 11.00 alle 20.00. La mostra è stata realizzata in collaborazione con Edoardo Monti. Artisti: Paola Angelini, Luca De Angelis, Agnese Guido ed Ella Walker.

 

La mostra Op.cit. è il frutto di uno scambio di idee, opinioni, discussioni e visioni che sono poi sfociate in una riflessione sulla pittura. Una sinegia nata tra l’artista Paola Angelini e la curatrice della galleria A plus A Aurora Fonda le quali si sono confrontate nell’ideare il percorso espositivo. La mostra è accompagnata da un testo di Edoardo Monti con delle considerazioni sulla pittura contemporanea.

 

Op.cit., il titolo della mostra è un acronimo che si usa nei testi per aprire delle finestre di approfondimento, citazioni che creano riferimenti con opere preesistenti e che contribuiscono a meglio contestualizzare un lavoro.

 

In modo analogo ai testi scritti, anche in pittura frequentemente è possibile rilevare segni, atmosfere e dalle scelte a tratti espressamente citazionistiche. Un aspetto che accomuna gli artisti selezionati i quali fanno un uso della figurazione pittorica come un mezzo per narrare e in cui l’opera risulta essere un racconto scandito dalla pittura stessa.

 

Opere che nascono da una volontà di distruzione e ricostruzione di un apparato classico; una classicità che si cela sotto lo strato di ogni dipinto. Non c’è remora né pregiudizio nell’utilizzo sfrontato, a volte della bellezza della pennellata, nell’indugiare della velatura, nel fascino della luce che costruisce le figure, nella ricerca della materia vibrante, poiché tutto è finalizzato alla creazione di un immaginario pittorico che abbia atmosfere surreali.

 

Citare antichi miti, tempi lontani, tradizioni, storie e racconti non significa farli semplicemente rivivere. Nel concetto di citazione è, infatti, implicito che l’oggetto storico venga sradicato, se vogliamo distrutto dal suo contesto per riproporlo oggi, in una forma originariamente nuova. L’arte contemporanea e la pittura non possono tornare alla tradizione o farla rivivere, ma possono trovare un modo per attualizzarla per la generazione presente.

 

La mostra rimarrà aperta fino al 17 dicembre 2020

 

 

Edorado Monti sulla pittura contemporanea

Si parla di un ritorno alla pittura figurativa, come se ci fosse stato un periodo buio negli ultimi decenni, privo di bravi pittori… devo fare nomi? Se il discorso è invece legato ai risultati di fiere e case d’aste, non lo considero neanche.

 

Quel che è certo, semmai, è che da qualche anno a questa parte i social media hanno influenzato e contaminato la pittura, con risultati affascinanti. Non è una lamentela, anzi. Criticarli è come preferire le carrozze alle automobili. I social ci sono, punto e basta. Pare che l’inserto del New York Times di un sabato qualsiasi contenga tante informazioni quante una persona nata nel 1800 riceveva in una vita intera. Beh, ora bastano 3 minuti su Instagram.

 

Collego questo fenomeno ad un interesse generale alla pittura figurativa, più che ad un ritorno della pittura figurativa stessa. Non penso agli algoritmi e a quello che vogliono farci vedere, penso piuttosto a quello che dopotutto ci piace vedere. Vi immaginate scorrere l’intero portfolio di Malevich sull’iPhone? Auguri. È quindi naturale che questa società, che genera e fagocita miliardi di fotografie quotidianamente, abbia una propensione a dare priorità a quello che fornisce appigli visivi immediati.

 

Di sicuro una figura antropomorfa cattura più attenzione di un quadrato nero (scusa Kazimir, torni in causa). La sfida è ardua: realizzare pittura figurativa dopo secoli di Maestri, non è facile. Realizzare lavori che ci rimangano impressi è ancora più difficile, quando i nostri oggi sono bombardati fortissime da immagini come l’attacco alle Torri Gemelli, le disgrazie naturali, l’esplosione in Libano. Trovo interessante che ci siano delle pitture chiaramente realizzate in funzione di una propria vita su uno schermo, più che su una parete. Non mi scandalizzo. Ci sono le sculture, perché ci sono stanze vuote. Ci sono quadri, perché ci sono pareti.

 

Ora non solo si realizzano opere per pavimenti o muri, ma anche per lo schermo che fissiamo tutti i giorni (3h20m è la mia media giornaliera, grazie iPhone per il reminder). Lo schermo è allo stesso tempo offerta e domanda. Penso a Chloe Wise, la cui pittura tanto mi piace. La sua presenza social, il forte carattere, la schiera di amici interessanti, come potrebbe essere condensata se non tramite la figurazione? Questo vortice risucchia e desidera immagini, e nel turbine le ripropone. Concludo. Amici curatori, collezionisti, galleristi e direttori di musei, non dobbiamo andare oltreoceano per trovare talenti validi di supporto. I prossimi grandi pittori sono qui tra noi, e parlano italiano.