Kensuke Koike
To Wolf
11.3 — 4.5 17
About
To Wolf
11.3 — 4.5 17

 

———– per L’italiano scorrere verso il basso ———————-

 

A plus A gallery in Venice inaugurates the solo exhibition of Kensuke Koike, a Japanese artist with a series of new works created for the gallery’s space.

The title “to wolf” is meant to indicate a transformation, for example a transformation “from human to wolf”. From room to room the artworks are taking the visitor from the human sphere “to wolf”, or to something more hybrid, like a werwolf.

Born in 1980, the artist became known in the Italian and international art scene for the painstaking technique with which he reconfigures photographic and video material in his collages, bearing a slow and precise reinterpretation of the image. In this way, the reality produced by existing material then rethought by the artist introduces an irony by which one is able to “think through things inside out,” allowing the viewer to unlock new facets of reality.

His work could be summed up by an emblematic phrase shared by Koike to Marco Tagliafierro during an interview for APT diary:

“I cannot bear something from nothing. I don’t think anybody can, unless they part from real facts. Everything we see and what we are surrounded by is the result of an arrangement. In short, there is always a collage.”

In the history of literature and of art, there is no shortage of illustrative examples in which the image and the word were the subjects of investigation, and subsequently reinterpreted through an ironic lens to put forth a vision still more powerful and intriguing. With respect to the word, Robert Queneau and the more sophisticated Finnegans Wake by James Joyce; with regards to art, the avant-garde of the 60s, featuring artists like Jiří Kolář and Alighiero Boetti, played an important role.

The collage is often a seductive technique for the flavor it contains of a life caught in the cut paper, often lifted from newspapers and magazines or old photos. The temporal significance is two-fold. On one hand, repurposing the image forgets the original, and on the other the distended time of this technique is what gives it meaning. A paradox in a time characterized by haste and a fierce bombardment by the image, Kensuke Koike’s work is all the more valuable. The artist does not only reinstate fragments of reality but goes further, creating a language that opens numerous other readings requiring time and attention on the part of the viewer in order to be decoded and revealed. A sort of initiative journey, a confrontation of Koike’s work requires preparation.

The works created for A plus A begin with an installation in which the dichotomous transformation of material alludes to alchemical processes, manifesting in a sort of “dark forest” of petrified marble that draws the viewer in and subjects him to a sensory journey, dense with visual traps that exercise the viewer’s capacity to read into a multiplicity of meanings. This is followed by a series of new collages and an installation in which the visitor finds himself immersed in a work made of the illusory material of the projected image.

The show is accompanied by a catalog featuring a critical text by Carlo Sala.

 

Kensuke Koike

Born in Nagoya, Japan in 1980. Lives and works between Venice and Slovenia. After receiving diplomas from the Academy of Fine Arts in Venice and from the IUAV, Koike participated in numerous solo and collective exhibitions in Italy and abroad, exhibiting in several prestigious venues. His works are held in both private and public collections. His work has also been commissioned by companies that have their own collections, among which are De Longhi and the Museo del Profumo di Savigliano (TO).

website of the artist

The exhibition is produced with the support of Pixartprinting

 

 

 

La galleria A plus A di Venezia sabato, 11 marzo 2017 inaugura la mostra personale dell’artista giapponese Kensuke Koike con una serie di lavori inediti pensati per gli spazi della galleria.

Il titolo della mostra “to wolf” è da intendersi come “from human to wolf” ovvero dall’umano alla sfera animalesca. Le opere in mostra metteno in atto una trasformazione. Di sala in sala la sfera dell’umano si capovolge in qualcosa di ibrido come, per esempio, un licantropo.

Classe 1980, l’artista si è fatto conoscere nel panorama artistico italiano e internazionale per la sua tecnica certosina con cui pazientemente rielabora materiale fotografico e video in collage risultanti da una lento e preciso lavoro di interpretazione dell’immagine. In questo modo la realtà riprodotta da materiali preesistenti è ripensata dall’artista il quale introduce nel suo lavoro il mezzo dell’ironia per poter “pensare le cose al rovescio” permettendo allo spettatore di svelare sempre nuove sfaccettature della realtà.

Il suo lavoro infatti può essere riassunto in una frase emblematica rilasciata da Kensuke Koike a Marco Tagliafierro in occasione di un’intervista su APT diary:
“Io non posso far nascere qualcosa dal nulla. Penso che nessuno possa riuscirci, senza partire dal dato reale. Tutto ciò che noi vediamo e di cui siamo circondati è il risultato di una combinazione. Insomma si tratta sempre di un collage.”

Nella storia della letteratura e dell’arte non mancano esempi illustri di come l’immagine e la parola siano state al centro di un’indagine poi riletta in chiave ironica riproponendo una visione ancora più potente e intrigante. Robert Queneau per quanto riguarda la parola, ma anche il più sofisticato Finnegans wake di James Joyce, mentre per quanto concerne l’arte giocano un ruolo importante le avanguardie degli anni sessanta con artisti come Jiří Kolář e Alighiero Boetti, per citare solo alcuni nomi emblematici.
Il collage è infatti una tecnica che seduce a volte per quel sapore di vissuto che resta impigliato nelle carte ritagliate, spesso prelievi da giornali e riviste, vecchie foto e non solo. La valenza temporale è duplice, da un lato il recupero di immagini dimenticate e dall’altro il tempo dilatato della tecnica usata che le dà corpo. Un paradosso in un’epoca dominata dalla fretta e dal bombardamento parossistico dell’immagine, che rende il lavoro di Kensuke Koike ancora più prezioso. L’artista infatti non solo si prende l’onore di restituirci dei frammenti di realtà, ma si spinge oltre, ideando un linguaggio che apre a numerose letture che richiedono da noi tempo e attenzione per poter essere decodificate e soprattutto rivelate. In una sorta di viaggio iniziatico l’approccio al suo lavoro necessita di una preparazione.
Le opere pensate per la A plus A, infatti, sono introdotte da un’installazione in cui la dicotomica trasformazione della materia allude ai processi alchemici e si manifesta attraverso una sorta di “selva oscura”, una foresta di marmo pietrificato che introduce e soggioga lo spettatore in un percorso sensoriale, una trasformazione in un lupo o in un licantropo denso di trabocchetti visivi che allenano le capacità di una lettura molteplice delle cose. Seguiti da una serie di nuovi collage e una installazione in cui il visitatore si troverà immerso nell’opera costruita con l’illusoria materialità delle immagini proiettate.

 

La mostra verrà accompagnata da un catalogo con un testo critico di Carlo Sala.

Kensuke Koike
Nato a Nagoya, in Giappone, nel 1980. Vive e lavora tra Venezia e la Slovenia. Dopo il diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia e la laurea allo IUAV, partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero esponendo in numerosi sedi prestigiose. Le sue opere sono conservate in collezioni pubbliche private. Il suo lavoro inoltre è spesso richiesto da aziende che commissionano opere per le loro collezioni, tra cui ricorderemo la De Longhi e il Museo del Profumo di Savigliano (TO).

La mostra è stata realizzata con materiali e stampe gentilmente fornite da Pixartprinting.

sito web dell’artista